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RUBRICA : EDVARD MUNCH, PUBERTA'





Martedì 3 Novembre 2009


Appendo alla parete un'immagine che difficilmente riuscirò a slegare dall'influenza che ha nel caratterizzare il resto; in questo caso la pagina, il blu dello sfondo, il colore del testo, lo schermo, il mio portatile, l'ora del giorno o della notte...
Non è che in questo momento mi senta molto propenso a confidenze, così forse il tono è piuttosto un'inclinazione suggerita, una suggestione, che un imbonimento. Un po' nello stesso modo in cui l'intimità del quadro di Munch è già, dal momento in cui nasce alla sensibilità, accompagnata dal suo negativo, da una degradazione...



Se si volesse descrivere Pubertà in ciò che raffigura si parlerebbe di un nudo, in particolare di un'adolescente nuda seduta su un letto spoglio, all'interno di una stanza altrettanto spoglia e si potrebbe dire, non erroneamente, che l'insieme di queste caratteristiche nella loro osmosi produce la sensazione di degrado e di nausea nell'immagine, come nel tentativo di mostrare l'interiorità della ragazza, di definirla. Allo stesso modo ad aumentare quest'impressione, oltre al tratto caratteristico di Munch e al suo cromatismo, contribuisce la densità iconica che l'ombra della figura femminile ha rispetto al resto degli elementi. Questa ombra letteralmente "incombe" su di lei, presagio di morte forse, certamente della sua presenza fatalistica o metaforica, ma anche dell'esistenza esasperata di una presenza. Spesso nei quadri di Munch le presenze, di qualsiasi natura esse siano, de-formano l'ambiente che le contiene attraverso tutta la loro esistenza, spesso aggiungendo sostanza alla loro figura per mostrare uno stato interiore. L'interiorità altera la realtà e Munch la dipinge. 
Ciò che però mi ha portato a scegliere in particolare Pubertà, non è il fatto di preferirla per gusto ad altri suoi dipinti, piuttosto è una riflessione intorno allo sguardo, che credo mi abbia aiutato a capire di più questo artista. A seconda del quadro di Munch che si ha sotto gli occhi, è più o meno semplice affermare se sia l'interiorità dei personaggi ritratti o quella del pittore ad alterare la realtà in cui i personaggi sono immersi. Ovvero se sia una interpretazione o una visione di Munch a far nascere l'immagine. 
Accostando Pubertà ad altri nudi, come quelli di Tiziano, di Goya o di Manet, si potrebbe quasi affermare che il soggetto del dipinto si sposti dalla figura rappresentata all'intenzionalità della rappresentazione o se si vuole dello sguardo. In Tiziano, in Goya o Manet, sebbene in modo molto diverso, la rappresentazione di nudi pare coniugare l'intenzionalità dello sguardo dell'artista che propriamente "sveste" la realtà svelando la costante brama del suo sguardo che deve raggiungere sempre più a fondo l'immagine che ritrae per poterla rappresentare, alla figura rappresentata, che essendo un nudo simboleggia maliziosamente tale sguardo. L'artista rinnova e ci mostra il nostro nuovo modo di guardare, che è un tentativo costante di svelare e nasconde una bramosia conoscitiva con forti accenti sessuali. Ma Munch in Pubertà fa un passo ulteriore, non è più una giovane donna piacente a essere ritratta nella sua floridezza, ma un'adolescente o forse ancor più la sua pubertà, ossia il periodo di trasformazione del suo corpo e la trasformazione interiore che ne consegue. E' il gesto ad avere un valore ancor più rivelatore rispetto ai suoi predecessori, visto che le mani giunte a nascondere il proprio sesso e la postura complessiva della ragazza esprimono la sua consapevolezza e il suo sguardo paura, perplessità e fragilità. Di conseguenza la malizia simbolica del nudo, non sta più solo a simboleggiare l'intenzionalità possessiva dello sguardo dell'artista (così come dello spettatore/società) che rimane presente nella sua forza, ma anche la consapevolezza del soggetto ritratto di poter essere oggetto di desiderio e possesso, di star subendo una trasformazione che assume su di sé la propria ambiguità. E' così che a divenire soggetto del dipinto è propriamente la reciprocità di sguardi tra l'artista/spettatore e la ragazza pubescente che perpetuamente continua a realizzarsi ad ogni visione del quadro, dimostrando l'incredibile novità di Munch. 
Seguendo questa interpretazione è interessante notare come aumenti la drammaticità del quadro inserendovi la lettura dei temi topici di Munch: la morte, l'angoscia, il dolore.
L'artista traducendo in opera la reciprocità degli sguardi tra lo spettatore e la figura rappresentata può enfatizzare la drammatica dicotomia di Eros e Thantos, a lui cara, dove l'erotismo incastrato nell'intenzionalità dello sguardo dello spettatore si scontra con la consapevolezza di un mutamento del corpo, che più che richiamare la nascita è già annuncio di caducità, di transitorietà, il tempo agisce sul corpo. Il sentimento di morte è evidente per lo spettatore che lo vive in relazione all'erotismo evocato ed è solo un presagio sul viso emaciato della pubescente, un'ombra che incombe, minacciosa per lo spettatore stesso nel suo protendersi. La coscienza della morte, l'angoscia Kirkegaardiana, corre così sullo sguardo dello spettatore verso la sua interiorità, come dall'interiorità di Munch aveva portato a trasformare quell'immagine nel suo dipinto.


PUBBLICATO DA ARTAX  


Fonte :  www.segnosulmuro.blogspot.com

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