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OSSESSIONI E MANIE
Dott. Roberto Vincenzi
La parola "Ossessione" nel linguaggio psicologico può indicare le caratteristiche di un particolare tipo di nevrosi: la nevrosi ossessiva.
Questo disturbo provoca, nella persona che ne è affetta:
il bisogno irrazionale ed invincibile di compiere, oppure di evitare un determinato atto o una serie di atti;
il dover pensare uno specifico soggetto, magari più volte di seguito, e senza poter evitare di farlo;
il bisogno di soddisfare questi presunti obblighi in modo meccanico e ripetitivo;
l'insoddisfazione e l'ansia che comunque restano presenti, anche se la persona ha ripetuto più volte le sue ossessioni;
il fatto che la persona sia consapevole della assurdità di quello che sta facendo o pensando, ma non riesca ad evitare di ripeterlo ancora una volta e via di seguito...
L'ossessione rappresenta una specie di rito magico o rituale, che, agli inizi, serve a tranquillizzare e a ridurre l'ansia di chi lo mette in atto, ma, dopo un po' di tempo, il rituale non serve più a calmare e diventa un fenomeno autonomo, che va avanti da solo, costringendo la persona a ripeterlo più e più volte e, molto spesso, senza averne beneficio.
L'ossessione quindi, trasforma il rituale in un disturbo psicologico, che rende prigioniera la persona che ne soffre; il rito ossessivo, invece di servire ad allontanale l'ansia, col tempo non fa che rinnovarla e aumentarla.
Sotto certi aspetti, l'ossessione ha caratteristiche in comune con la tossicodipendenza:
la persona che ne soffre non riesce facilmente a liberarsene
il cercare di ritardarne la soddisfazione non sempre è possibile, e comunque porta sempre ad uno stato di sofferenza
il pensiero ossessivo (come quello della droga), pian piano occupa tutta l'area della coscienza
l'ossessione, spesso, viene sentita come qualcosa, che va al di là della volontà della persona che la subisce
col passar del tempo la situazione tende a peggiorare.
Il cosiddetto "tic", può rappresentare un tipo particolare di rituale ossessivo, che è diventato completamente autonomo; chi ne soffre, col tempo, produce questo sintomo in modo sempre più automatico e meccanico; se, agli inizi, il tic compariva soltanto in certe circostanze, magari di ansia o tensione, con l'aggravarsi dello stato ossessivo, ecco che il tic si presenta e si ripete senza più una causa apparente, nell'arco di tutta la giornata.
Se analizzate con gli strumenti della psicologia, le ossessioni molto spesso rivelano in modo simbolico, lo stato d'animo e le paure di chi le mette in atto.
Premettendo che, le generalizzazioni sono sempre imprecise, e i sintomi vanno riferiti alla complessità della persona, possiamo quindi provare ad interpretare, in linea molto generale, alcuni tipi di ossessione:
chi, una volta a letto, si deve alzare, per andare a controllare, se ha ben chiuso la luce e girato la manopola del gas o quella dell'acqua; in realtà sta cercando di tenere sotto controllo delle energie (elettricità, gas), ma forse in realtà ha paura delle proprie energie, ha paura di lasciarsi andare, ha paura di perdere il controllo della situazione
chi si lava le mani e il corpo, molte, troppe, volte al giorno, per eliminare uno sporco che non c'è, forse si sente "sporco" dentro, e non riesce o non vuole affrontare questa sensazione, non riesce a capire come può "pulirsi l'anima", e quindi si pulisce le mani o si fa delle docce che durano mezzora
chi, guidando l'automobile, controlla continuamente se il freno a mano è tirato o no, forse dovrebbe guardare dentro se stesso, e cercare di capire da dove viene quel freno psicologico che sta trattenendo la sua vita
chi, tornato a casa, mette sempre a posto le cose, in un ordine sempre uguale e ripetitivo, forse dovrebbe cercare di capire che il vero disordine non è fuori, ma dentro, e cercare di ordinare i propri pensieri
chi, quando rientra a casa, si passa un cotone imbevuto di alcol sulle mani, e poi magari anche, sotto le suole delle scarpe, per evitare il contagio di tutto lo sporco che c'è fuori, forse dovrebbe invece cercare di rafforzare la barriera del suo io, quel "muro" psicologico, che dovrebbe esserci e aiutarci a muoverci nel mondo, senza aver la sensazione che il mondo entri dentro di noi
Anche i tic, possono essere interpretati nella stessa maniera:
chi tende a chiudere tutti e due gli occhi quando parla con gli altri, forse ha vergogna di certe parti di se stesso, ed ha paura, non tanto di guardare, quanto di essere guardato negli occhi
chi strizza un occhio, forse cerca di ingraziarsi gli altri, rendendoli in qualche maniera complici
chi alza di scatto una spalla, forse sta facendo uno scongiuro contro qualche pensiero di disgrazia o di colpa
chi arriccia il naso, forse esprime il suo, non dichiarato, disgusto verso il mondo che ha davanti
quelli che si scuotono continuamente via, un ciuffo di capelli dalla fronte e dagli occhi, forse usano i capelli come una specie di protezione dal mondo esterno, una specie di tenda, che può essere aperta o chiusa
chi fa sempre, con le braccia e le mani, un movimento come se dovesse spingere qualcosa lontano da sé, forse è il mondo che cerca di allontanare da sé, forse sono le sue preoccupazioni che vorrebbe buttare via
Tornando alle ossessioni, vorrei chiarire che nel linguaggio comune esse, vengono chiamate "manie" ("Quel tale ha la mania di lavarsi le mani" ; "Quel tale ha la mania dell'ordine"; in termini psicologici si dovrebbe dire: "Quel tale ha l'ossessione di lavarsi le mani" , "Quel tale ha l'ossessione dell'ordine").
Nel linguaggio della psicologia, invece, la parola "mania" sta ad indicare un disturbo del tono dell'umore, che è caratterizzato da quello che, nel parlare comune, si definisce "essere sopra le righe", e cioè:
uno stato d'animo di eccessiva euforia, buon umore, allegria
una esagerata fiducia in se stessi, senza limiti e senza critiche al proprio operato
progettare continuamente cose da fare nel futuro, e perdere il contatto con la realtà presente
non stare mai fermi, parlare sempre, non badare a cosa ne pensano gli altri
essere disinibiti, certe volte sfrontati o addirittura irritanti
avere tutta una serie di pensieri, che si affacciano alla mente, passano, e poi si perdono, sostituiti da sempre nuovi pensieri e progetti
provare una gioia di vivere istintiva e certe volte selvaggia
sentirsi pervasi dalle energie sessuali e cercare di avere una vita sessuale molto intensa
essere incapaci, talvolta, di portare avanti un discorso complesso, ed essere continuamente distratti da quello che avviene nell'ambiente
fare continuamente associazioni mentali e saltare da un pensiero all'altro
sentirsi continuamente spiritoso e vitale, ma, nello stesso tempo, confuso e, certe volte, disperato
In termini psicologici, quindi, si dice che una persona in stato di euforia, sta attraversando una "crisi maniacale"; se la crisi non è molto forte si indica come "stato ipomaniacale"; mentre, in termini comuni, chi ha una passione troppo forte per qualcosa viene chiamato "maniaco".
Secondo una certa interpretazione, la parola "mania", potrebbe derivare dalla parola "mana". Per gli indigeni della Polinesia, "mana", rappresenta la inarrestabile energia vitale, che proviene dagli Dei, e che è presente in una certa misura, negli uomini, negli animali, nelle piante e nei fenomeni della natura.
Secondo questa interpretazione, se una persona presenta un comportamento maniacale, questo avviene perché in quel momento l'uomo è posseduto dagli Dei, è "invasato" come si soleva dire una volta, ed è quindi in preda ai mana.
Secondo altri, la parola mania proviene dal greco antico, dal verbo "mainesthai" che significa essere furioso, essere pazzo, essere fuori di se stessi.
Prima di concludere, ricordiamo che nel linguaggio psichiatrico, la parola "mania" viene usata anche per indicare un tipo particolare di depressione.
Infatti, la depressione più conosciuta, è la cosiddetta depressione semplice o depressione monopolare che è caratterizzata da:
tono dell'umore triste
mancanza di stima in se stessi
senso di colpa
desiderio di essere puniti
rallentamento del flusso del pensiero
incapacità di fare progetti per il futuro
tristezza profonda e pessimismo
sensazione che il tempo non passi mai
difficoltà ad addormentarsi oppure andare a letto prestissimo la sera col desiderio di dormire per sempre
risveglio precoce alla mattina con sensi di angoscia
senso di inutilità della propria vita e desiderio di morte
Ma esiste anche un altro tipo di depressione, che viene chiamata depressione bipolare o sindrome maniaco depressiva o ciclotimia.
Chi soffre di questo disturbo, alterna nel tempo delle fasi di tristezza (così come descritte per la depressione semplice o monopolare) con degli episodi maniacali, cioè di euforia e di eccessiva allegria.
Tutti questi disturbi, se non invalidano gravemente la vita di chi ne soffre, possono essere affrontati, con una buona percentuale di successo, attraverso lo strumento della psicoterapia, che dovrà essere adattata alle problematiche della singola persona.
Se invece, ossessioni, manie e depressioni, rendono impossibile il normale svolgimento di una vita attiva, sarà opportuno affiancare alla psicoterapia, anche la somministrazione di farmaci.
Per concludere, per avere un'idea, anche se un po' "romanzata", di come agiscono questi disturbi, mi permetto di suggerire la visione di due film:
"Qualcosa è cambiato" di J.L. Brooks, nel quale Jack Nicholson, interpreta la parte di una persona, che soffre di ossessioni in modo grave, e che ha inventato una serie di rituali ossessivi, per cercare di placare la sua ansia
"Mister Jones" di M.Figgis, nel quale Richard Gere evidenzia le sofferenze della depressione bipolare, alternando fasi di tristezza acuta, con fasi di esplosiva vitalità.
Fonte :www.roberto-vincenzi.com
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