di Ernesto Bozzano
Introduzione:
Nel glossario preposto all'opera maggiore di Federico Myers viene circoscritto in questi termini il significato della parola “Telestesia”:
«Percezione a distanza, la quale implica una visualizzazione diretta di cose, o una percezione di condizioni indipendentemente da ogni via sensoria e in circostanze tali da escludere che le cognizioni acquisite traggano origine da una mentalità estrinseca al percipiente».
Analogamente il professore Richet ne delimita il significato in questi termini:
«Cognizione da parte di un dato individuo di un fenomeno qualunque non percepibile o conoscibile coi sensi normali, e in pari tempo estraneo a qualsiasi trasmissione mentale cosciente ed incosciente»...
Pertanto resta inteso che prima di classificare tra i fenomeni telestesici un episodio di chiaroveggenza, occorre indagare se per avventura non risulti dilucidabile con taluna fra le multiformi modalità con cui si estrinsecano i fenomeni telepatici, e qualche volta i fenomeni di “criptomnesia” (nei casi di oggetti smarriti e ritrovati per un sogno rivelatore). Ne consegue che applicando tale regola alle manifestazioni della chiaroveggenza in genere, si rileva come la grande maggioranza dei presunti fenomeni di “visione o percezione supernormale” siano riducibili a fenomeni di “trasmissione o lettura del pensiero”, e in parte a fenomeni di “criptomnesia” (emergenza di percezioni apparentemente dimenticate).
Del che non è più lecito dubitare; e specialmente nel caso in cui la lucidità è conseguita pel tramite di persone presenti, o di oggetti consegnati al sensitivo (psicometria), e riguarda persone lontane viventi, la presunzione della “lettura o trasmissione del pensiero” appare fondata nella grande maggioranza dei casi. Giova infatti tenere presente che nella lucidità dell'ordine considerato non si ottengono soltanto visualizzazioni di cose o di ambienti lontani, ma bensì percezioni del temperamento, del carattere, dello stato emozionale, affettivo, mentale dell'individuo lontano; mentre le immagini che si presentano al sensitivo riguardano raramente il suo presente, quasi sempre il suo passato, e qualche volta il suo futuro; tutte condizioni e circostanze che non sono percepibili direttamente con gli occhi, e neanche indirettamente dal cervello pel tramite dei centri ottici. Ne consegue che nei limiti delle manifestazioni contemplate, tali circostanze di fatto risolvono il quesito in favore della “lettura o trasmissione del pensiero subcosciente”; il che non impedisce che i fenomeni di “telestesia” si realizzino di conserva con quelli di “chiaroveggenza telepatica”; e lo provano altri ordini di manifestazioni in cui non è più questione di persone psicometrizzabili a distanza, ma di visualizzazione diretta di cose o di ambienti indipendenti da qualsiasi percezione telepatica del pensiero subcosciente di terzi.
Osservo nondimeno come anche nella circostanza dei fenomeni di telestesia, tutto concorra a provare che non si tratti di visione propriamente detta, e neppure di visione indiretta pel tramite dei centri ottici, ma bensì di visualizzazioni allucinatorie veridiche (che il professore Hyslop denominerebbe “immagini pittografiche”) trasmesse dalla personalità subcosciente (e in via eccezionale da entità disincarnate), a scopo d'informare la personalità cosciente su ciò che la interessa. Dimodochè rimarrebbe da risolvere l'arduo quesito vertente sul modo in cui la personalità subcosciente perviene ad entrare in rapporto con l'oggetto o con l'ambiente lontani in guisa da percepirli, o in guisa da conoscerli, o in guisa da informarsi intorno ad essi.
Tornerò a suo tempo sul tema importantissimo, che per ora non è il caso di sviscerare ulteriormente, come non è il caso di enunciare altri rilievi analitici, in attesa che la relazione dei fatti ne porga successivamente occasione.
Ciò posto, entro senz'altro in argomento.
Ed anzitutto giova accennare a talune categorie di fenomeni i quali, dimostrano una certa affinità di origine con quelli di telestesia; primi fra questi i fenomeni di “rabdomanzia” (scoperta delle sorgenti sotterranee con la “bacchetta divinatoria”), e quelli d'ipersensibilità anormale in talune “fobie specializzate”, in cui il sensitivo prova un orrore insormontabile per una data specie d'insetti od altri animali, e ne avverte la presenza anche quando non li può scorgere in alcun modo, né sapere altrimenti della loro presenza.
In merito ai fenomeni di “rabdomanzia” osservo che solamente le esperienze del genere veramente tali, consistenti nella ricerca di sorgenti sotterranee, od anche di giacimenti minerari, possono considerarsi affini ai fenomeni di “telestesia”. Quanto agli altri fenomeni compresi impropriamente nelle esperienze di tal natura, in cui il presunto “rabdomante”, anziché valersi della “bacchetta divinatoria”, si vale di un “pendolo” tenuto sospeso sopra una “carta topografica”, o sopra un oggetto qualunque, per la ricerca a distanza di sorgenti, giacimenti minerari, oggetti smarriti, cadaveri di annegati, e via dicendo, conseguendo ben sovente successi prodigiosi; quanto a quest'altro ordine di fenomeni, essi appartengono a un campo di indagini radicalmente diverso dalla “rabdomanzia”, ed è quello della chiaroveggenza vera e propria, la quale in simili contingenze si estrinseca per ausilio di un processo “psicometrico” in cui la “carta topografica”, o l'oggetto presentato al presunto “rabdomante” determinano il “rapporto psichico” tra la subcoscienza del medesimo e quella della persona lontana interessata alla consultazione. Ci si trova pertanto in presenza di una classe diversa di manifestazioni supernormali, le quali raramente presentano caratteristiche telestesiche.
Spetta al dottore Eugène Osty il merito di avere messo in piena luce tale confusionismo che da qualche tempo ha invaso il campo dei fenomeni di “rabdomanzia”, confusionismo derivato dalla circostanza che vi furono degli ottimi sensitivi chiaroveggenti (a loro insaputa), i quali essendosi provati a valersi della “bacchetta” o del “pendolo” dei rabdomanti, ottennero fenomeni strabilianti d'altra natura, illudendosi con ciò di fare della “rabdomanzia”, laddove invece avevano ottenuto magnifici episodi di “chiaroveggenza telepatica”, la quale qualche volta esorbitava dai limiti del presente, estendendosi nel passato e nel futuro; con ciò dimostrando più che mai la natura radicalmente diversa dei fenomeni conseguiti. (Dott. Osty: in «Revue Métapsychique»; Janvier-Frévier, e Mai-Juin, 1935).
Mi riservo, a suo tempo di citare casi di presunta “rabdomanzia” a distanza del genere indicato in cui si riscontrano caratteristiche telestesiche.
Quanto ai casi di autentica “rabdomanzia” sul posto, mi dispenso dal citarne perchè notissimi a tutti, riservandomi più oltre a rilevare ciò che li diversifica dalla “telestesia” propriamente detta.
Passo pertanto alla citazione di un esempio di “fobia specializzata”.
CASO I. — Lo desumo dal «Light» (1914, pag. 155). Un dottore in medicina, il cui nome è noto al direttore della rivista, scrive che trovandosi in provincia, fece la conoscenza di un signore dal quale seppe come la di lui moglie fosse a tal segno sensibile alla prossimità di un ragno, da avvertirne la presenza anche senza vederlo, e da caderne subitaneamente malata, con nausee e sfinimento generale, che giungeva talora fino al deliquio; tutti ,sintomi che si dileguavano non appena si rintracciava e si eliminava il ragno.
Pochi giorni dopo, al dottore in parola si offerse l'opportunità di osservare personalmente il caso curioso. Egli scrive:
«Il mio nuovo cliente venne in piena notte a chiedermi assistenza per la propria moglie, che improvvisamente erasi sentita male; ed egli aveva aggiunto: “Essa dichiara che nella camera vi è un ragno, ma io non sono riuscito a rintracciarlo”.
Mi recai subito con lui, e trovai la signora in condizioni di depressione nervosa inquietanti, e tali da far temere un deliquio. Era pallidissima, con polso quasi impercettibile, e il respiro ansimante e corto. Essa mi disse di sentirsi malissimo; per cui aveva la certezza assoluta che nella camera si trovava un ragno. E siccome essa insisteva su tal punto, tanto io che il marito ci ponemmo a rovistare gli angoli e le commessure esistenti nella camera; e ciò nell'intento di calmarla, poiché non credevamo alle di lei affermazioni. Nulla infatti rinvenimmo, ed eravamo sul punto di rinunciare a una ricerca piuttosto ridicola, quando la paziente annunciò di avere l'impressione che il ragno si trovasse sopra l'attaccapanni. E noi visitammo il mobile minuziosamente, ma sempre inutilmente, persuadendoci maggiormente che la malata questa volta s'ingannava. In quella, mi balenò l'idea di sollevare il pezzo mobile della cimasa ornamentale, e subito apparve un grosso ragno nero che se la svignò rapidamente attraverso i vestiti e in direzione di un buco nel legno, nel quale s'introdusse e disparve.
Entrambi ci guardammo stupiti, ed io feci cenno al marito di tacere sull'accaduto; ma simultaneamente la malata emise un grande sospiro di sollievo, esclamando: “Finalmente l'avete trovato!” — Le nostre precauzioni erano state inutili, e il sesto senso della paziente non l'aveva ingannata.
Dopo una mezz'ora, essa era tornata in condizioni normali, ed avendola noi convinta di avere otturato in piena regola il buco in cui erasi introdotto il ragno, non tardò a riprendere sonno».
Queste le modalità curiose e misteriose con cui si estrinsecano talune forme di “fobia specializzata”, le quali. dimostrano in apparenza una certa affinità d'origine coi fenomeni di telestesia propriamente detta. Tuttavia giova andar cauti nell'identificarle con essi, e per la medesima ragione, giova andar cauti nell'identificare con essi anche i fenomeni di “rabdomanzia”; e ciò per la considerazione che in base all'analisi dei fatti, emerge una notevolissima differenza tra le modalità di estrinsecazione dell'una e l'altra classe di fenomeni; e la differenza è questa: che nelle “fobie specializzate” il sensitivo avverte esclusivamente la presenza di un ragno generico o di un gatto generico, ma non è in grado di designare la specie, o il colore, o la forma del ragno, né di fornire indicazioni sul manto del gatto (segno che non li visualizza in guisa alcuna); ed altrettanto dicasi del rabdomante il quale avverte la presenza dell'acqua sotterranea e nulla più; laddove nella telestesia il chiaroveggente specifica e descrive minuziosamente qualsiasi oggetto da lui visualizzato, e se si tratta di una lettera, ne legge il contenuto.
Nel primo caso, pertanto, a spiegare i fatti basterebbe presupporre che il sensitivo percepisca gli effluvi vitali dell'animale che caratterizza la sua “fobia”, e nella circostanza del rabdomante, ch'egli percepisca le emanazioni dell'acqua sotterranea. Nel secondo caso invece, trattandosi di visione particolareggiata, o di cognizione precisa, o di ricezione di informazioni veridiche intorno ad un dato oggetto che non si può scorgere con gli occhi del corpo, ci si trova di fronte ad una situazione di fatto radicalmente diversa, e che certo non si può spiegare con l'ipotesi degli “effluvi vitali”, o delle emanazioni da un liquido.
Ne consegue che si è tratti a concluderne come tra i due ordini di fatti non esista identità d'origine, ma solo apparente analogia.
Qualora pertanto si eliminassero le categorie di fenomeni esposte, allora quelli che più dimostrano una reale affinità d'origine con la telestesia, risultano i fenomeni di “alloscopia” (visione macroscopica e microscopica nell'interno del corpo altrui).
Comunque, io non mi occuperò lungamente dei medesimi, e ciò pel fatto che sebbene tutto concorra a provare com'essi risultino in parte effettivamente telestesici, contuttociò non può escludersi la possibilità di far valere integralmente per essi l'ipotesi della lettura del pensiero subcosciente.
Mi limiterò pertanto a citare un solo esempio di “alloscopia”, commentandolo brevemente nel senso indicato.
Ernesto Bozzano
Fonte : www.vitadopovita.it
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