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SI FA PRESTO A DIRE "CLASSICA"
di Leonard Bernstein
La questione che dobbiamo risolvere è quella di capire che cos'è la musica classica. Naturalmente, ognuno di noi crede di sapere benissimo che cos'è la musica classica: è semplicemente tutta la musica che non è jazz, né folk, né leggera. Ad esempio, non è musica classica un arrangiamento di Tijuana Brass. E neanche una canzone come "I can't give you anything but love". E neppure una danza africana del tipo "Twinkle, twinkle, little star". Tuttavia non si potrebbe tentare di definire la musica classica per quello che è? In effetti, è proibito definire qualcosa dicendo quello che non è. Ora il fatto è questo: la gente dice "musica classica" per descrivere la musica che non è né jazz né pop né folk semplicemente perché non c'è un'espressione migliore di questa. Prendiamo ad esempio un altro modo di dire, prendiamo l'espressione "buona musica". Un tizio dice: "Mi piace la buona musica". Ognuno capisce che si riferisce a Händel piuttosto che a Bob Dylan. Sennonché bisogna ammettere l'esistenza del "buon" pop e del "buon" jazz. Come si fa ad usare la parola "buono"?. Non la si può usare riferendosi ad un solo tipo di musica. C'è in giro del buon Händel e del buon Bob Dylan. Scordatevi che con la parola "buono" si possa definire "quella musica"...
Stessa cosa per il termine "serio". Alcuni dicono "musica seria" volendo alludere a Händel o a Beethoven. Sennonché anche qui: cosa c'è di più "serio" di una danza di guerra africana? Non parliamo poi dell'espressione "musica colta", un modo di dire che vorrebbe far credere che certa musica può essere capita solo da chi è molto intelligente e ha ricevuto un'educazione raffinata. Sappiamo tutti che questa è una corbelleria bella e buona. C'è in giro un sacco di gente che non è esattamente Einstein e adora Beethoven. Beh, che ne direste di adoperare l'espressione "musica artistica"? Parecchi dicono così per far capire la differenza tra Beethoven e Dave Brubeck. Però non ci siamo, perché c'è almeno altrettanta gente che pensa al jazz come a una musica artistica. E il bello è che ha ragione.E se cercassimo di dire "musica sinfonica"? Niente da fare: c'è la musica per piano, quella per violino, i quartetti. Piuttosto "classica" anche questa, no? Bene, visto che tutte queste parole sono sbagliate, vediamo di trovarne una giusta, scoprendo innanzitutto qual è la vera differenza tra i diversi tipi di musica. La vera differenza è che quando un compositore scrive uno di quei pezzi che poi vengono definiti "musica classica" scrive esattamente quali note vanno suonate, con quali strumenti o voci vuole che siano suonate o cantate e persino l'esatto numero di strumenti che devono intervenire. Egli, poi, aggiunge a queste una quantità di altre indicazioni: se gli interpreti debbano andare lenti o veloci, se debbano suonare-cantare forte o piano e milioni di altre raccomandazioni il cui unico scopo è quello di mettere gli esecutori in condizioni di eseguire le note prescritte esattamente nel modo voluto. Naturalmente, nessuna esecuzione può essere esatta al mille per mille, perché al mondo non ci sono parole sufficienti per rappresentare davanti agli interpreti tutte le intenzioni, le sfumature che il compositore aveva in mente al momento della scrittura. Però è proprio questo che rende il mestiere di interprete così eccitante, il fatto che chi suona, dirige o canta debba cercare di capire, quanto più profondamente può, quali erano le reali intenzioni dell'autore. Ora, gli esecutori sono esseri umani, sicché tra le interpretazioni dell'uno e quelle dell'altro passa sempre qualche piccola differenza. Per esempio, un direttore d'orchestra può decidere che l'attacco della "Quinta sinfonia" di Beethoven (sono certo che lo ricordate, Sol-Sol-Sol-Mi), debba avere un accento fortissimo sulla minima della seconda battuta, insomma sul Mi (e suonare come Sol-Sol-Sol-MIII ).Un altro, invece, che magari s'è scervellato quanto il primo per capire che cosa volesse Beethoven, a un certo punto può convincersi che l'accento debba cadere sulla prima delle quattro note (SOL-Sol-Sol-Miii). Un altro ancora, magari un po' meno fedele a Beethoven dei primi due, può decidere che le quattro note in questione vadano suonate più lentamente e più maestosamente, ma, a dispetto di queste differenze, connesse con le diverse personalità dei direttori d'orchestra, essi suoneranno sempre le stesse note, cioè queste:
Le stesse note, con lo stesso ritmo, con gli stessi strumenti e con questo identico scopo: far vivere le note di Beethoven nel modo in cui ciascuno pensa che egli le abbia veramente scritte. Questo vuol dire che la musica che la gente chiama "classica" non può essere modificata, a parte le sfumature legate alla personalità di ognuno. La parola giusta è "esatta". Sì, forse dovremmo chiamare così questo tipo di musica: "musica esatta". Nella sostanza, c'è un solo modo in cui si può suonarla e questo modo ci è stato prescritto dallo stesso compositore.
Ma prendiamo adesso una canzone popolare, ad esempio "I can't give you anything but love, baby". Ebbene si può cantare questa canzone in un numero infinito di modi. La può cantare un coro o Louis Armstrong o Maria Callas, oppure si può suonare senza cantarla per niente. E suonarla può essere una banda, un complesso jazz o un'orchestra sinfonica. E la si può suonare fredda, calda, dolce, sentimentale, violenta, forte, piano. Non ha la minima importanza. La si può ripetere una o quindici volte, in tutte le chiavi, e persino con tutti gli accompagnamenti possibili. Si può persino cambiare l'aria e improvvisarci sopra. Insomma, il motivo base è questo:
Ma se la canta Louis Armstrong diventa così:
Mentre il Fred Waring Glee Club ne farebbe qualcosa di questo genere:
E il bello è che nessuna di queste esecuzioni è sbagliata. Ogni interpretazione sembra quella giusta per quel determinato interprete e per quell'occasione (mettiamo, se si sta ballando o durante uno show in televisione). E siccome non c'è un solo modo per suonare questa musica, questo significa che non si tratta di musica esatta. Così, chiameremo la musica di prima "musica esatta" piuttosto di "musica classica". Tanto più che l'espressione "musica classica", nel senso di "musica esatta", è sbagliata. Vedete, mentre è giusto sostenere che un certo tipo di musica è classica, è completamente sbagliato chiamare classica tutta la musica cosiddetta "colta". Per esempio, vi chiedo: la Shéhérazade Rimskij-Korsakov è musica classica o no? Se avete risposto sì avete sbagliato. L' espressione "musica classica" si riferisce a un periodo ben determinato della storia della musica, periodo detto "classico". Solo la musica scritta in questo periodo deve essere chiamata "classica". Semplicemente, la Shéhérazade non è stata scritta in questo periodo. Bene, adesso vediamo di farci un'idea di questo cosiddetto periodo classico. E' durato un centinaio d'anni, dal 1700 al 1800. Che cosa stava accadendo allora in Europa? In due parole possiamo dire così: mentre in America i pionieri esploravano i nuovi territori, aprivano nuove frontiere, combattevano contro gli Indiani e, insomma, stavano costruendo dalle fondamenta un nuovo mondo, in Europa, in quello stesso periodo, si stava lavorando a rendere perfetto un mondo già edificato. Era l'epoca delle leggi e dei regolamenti, i quali dovevano essere quanto più possibile esatti. Ecco l'imperativo classico: portare la regola al suo culmine. Dunque: architettura classica, teatro classico, musica classica. Questo è il vero significato dell'espressione "musica classica". Musica classica, cioè musica scritta in un'epoca in cui si cercava la forma perfetta, l'equilibrio. I due giganti di questi primi cinquant'anni del XVIII secolo furono Händel e Bach. Bach soprattutto, dal momento che fu lui a prendere tutte le regole sperimentate dai compositori che erano vissuti prima di lui - regole con cui i compositori prima di lui avevano suonato - e a renderle perfette, perfette per quanto può un essere umano. Ad esempio, prendiamo la forma musicale detta "fuga". Un sacco di musicisti prima di Bach avevano scritto fughe. Ma quando Bach si impossessò di questa forma, la condusse a un'altezza a cui non era mai arrivata prima. Ne fece una forma classica, organizzandone alla perfezione le leggi. Una volta e per sempre.
Le regole di una fuga assomigliano a quelle istruzioni che si leggono nelle scatole di costruzioni. Le regole vi spiegano esattamente come costruire una casa o un'autopompa o la ruota di un battello a vapore. Cominciate a costruire la ruota del battello attaccando le prime due sezioni di metallo all'altezza del pavimento. Poi aggiungete l'altro pezzo quattro tacche più su. Poi il pezzo successivo cinque tacche più su e così via. Alla fine, ecco la ruota che gira e fa camminare la barca. Beh, è esattamente quello che fa Bach in una fuga. Prendiamo, per esempio, questo suo Quarto concerto brandeburghese ( stiamo parlando dell'inizio del terzo tempo) Si comincia con lo stabilire, a fondamento della ruota, il tema [soggetto] della viola:
Poi si aggiunge la seconda sezione, cioè un violino, esattamente quattro tacche più su (che in termini musicali vuol dire quattro note più in alto) e, in questo caso, quattro battute più avanti. Terzo pezzo, un altro violino, cinque tacche-note più su (e ancora quattro battute dopo). Ecco ora il quarto pezzo, suonato da violoncello e continuo, questa volta più giù. E finalmente arriva il quinto pezzo, eseguito dal flauto, più in alto di tutti. Insomma, il battello di Bach va avanti così: Visto? Una struttura che Bach ha costruito talmente bene da far sì che il tema [soggetto] della fuga, in realtà non appaia mai isolato - neanche all'inizio - ma sia sempre sostenuto da un controtema [controsoggetto]. E' come un edificio in cui non c'è trave che non sia sostenuta da un pilastro. In questo caso, l'attacco della viola è accompagnato dal continuo del clavicembalo [manca nell'esempio]. Insomma, perfetto. Anzi: classicamente perfetto.
Fonte: www.route66band.it
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