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LA FINE E' IL MIO INIZIO : TIZIANO TERZANI



Riuscire a staccarsi dalle cose del mondo vuol dire diventare indifferenti?
o vuol dire solo non esserne schiavi?




Se uno vive senza mai chiedersi perchè vive spreca una grande occasione.
e solo il dolore spinge a porsi la domanda.



Seminare dei ricordi. Nel mio ruolo di padre non ho fatto altro. Ai figli non ho mai pensato di poter insegnare granché, ma fin dall'inizio della loro presenza in casa ho sentito che, attraverso alcune esperienze indimenticabili, potevo mettere nella loro memoria i semi di una grandezza con la cui misura vorrei che vivessero...

.. ci sono giorni nella vita in cui non succede niente, 
giorni che passano senza nulla da ricordare, senza lasciare una traccia, 
quasi non fossero vissuti. A pensarci bene, i più sono giorni così, 
e solo quando il numero di quelli che ci restano si fa chiaramente più limitato, 
capita di chiedersi come sia stato possibile lasciarne passare, distrattamente, tantissimi. Ma siamo fatti così: solo dopo si apprezza il prima e solo quando qualcosa è nel passato 
ci si rende meglio conto di come sarebbe averlo nel presente.  Ma non c'è più.



La malattia di cui oggi soffre gran parte dell'umanità è inafferrabile, non definibile. Tutti si sentono più o meno tristi, sfruttati, depressi, ma non hanno un obbiettivo contro cui riversare la propria rabbia o a cui rivolgere la propria speranza. Un tempo il potere da cui uno si sentiva oppresso aveva sedi, simboli, e la rivolta si dirigeva contro quelli. [...] 
Ma oggi? Dov'è il centro del potere che immiserisce le nostre vite? 
Bisogna forse accettare una volta per tutte che quel centro è dentro di noi e che solo una grande rivoluzione interiore può cambiare le cose, visto che tutte le rivoluzioni fatte fuori non han cambiato granché.



"Ciò che è fuori è anche dentro; e ciò che non è dentro non è da nessuna parte". 
"Per questo viaggiare non serve. Se uno non ha niente dentro, non troverà mai niente fuori. È inutile andare a cercare nel mondo quel che non si riesce a trovare dentro di sé".




Perché non esistono scorciatoie a nulla: non certo alla salute, non alla felicità o alla saggezza. Niente di tutto questo può essere istantaneo. Ognuno deve cercare a modo suo, ognuno deve fare il proprio cammino, perché uno stesso posto può significare cose diverse a seconda di chi lo visita.




Ogni posto è una miniera. Basta lasciarcisi andare. Darsi tempo, stare seduti in una casa da tè a osservare la gente che passa, mettersi in un angolo del mercato, andare a farsi i capelli e poi seguire il bandolo di una matassa che può cominciare con una parola, con un incontro, con l'amico di un amico di una persona che si è appena incontrata e il posto più scialbo, più insignificante della terra diventa uno specchio del mondo, una finestra sulla vita, un teatro d'umanità dinanzi al quale ci si potrebbe fermare senza più il bisogno di andare altrove. La miniera è esattamente là dove si è: basta scavare.



I migliori compagni di viaggio sono i libri: parlano quando si ha bisogno, tacciono quando si vuole silenzio. Fanno compagnia senza essere invadenti. Danno moltissimo senza chiedere nulla.



I miracoli esistono e sono miracoli perché capitano una volta ogni tanto, perché sono qualcosa di insolito, qualcosa che non capiamo, perché sono un'eccezione alla regola del non-miracolo.



In tutta la storia ci sono sempre state delle guerre. Per cui continueranno ad esserci.



La posta elettronica...è ormai il più discreto, meno invadente, miglior mezzo di comunicazione
se lo si usa quando si ha davvero qualcosa da dire, se non ci si abbandona al linguaggio sciatto 
imposto dalla velocità e se si stampa, per poterlo sempre rileggere, quel che di buono si riceve.



In india si dice che l'ora più bella è quella dell'alba,quando la distinzione tra tenebra e luce non è ancora netta, e l'uomo se vuole, se sa fare attenzione, può intuire che tutto ciò che nella vita gli appare in contrasto, il buio e la luce, il falso e il vero non sono che due aspetti della stessa cosa.



Eliminando la sofferenza al suo primo insorgere, l'uomo moderno si nega la possibilità di prendere 
coscienza della straordinaria bellezza del suo contrario: il non-dolore.



Trovo che vi sia una bella parola in italiano che è molto più calzante della 
parola felice, ed è contento, accontentarsi: uno che si accontenta è un uomo felice.



Una volta accettata l'idea che la morte è parte della nostra vita ,ci si sente più forti,
si ha l'impressione che nessuno possa più avere potere su di noi.




L'uomo moderno studia, impara, si impratichisce con migliaia di cose, ma non impara niente
sul  morire. Anzi, evita in tutti i modi di parlarne (farlo è considerato scorretto come
un tempo era parlare di sesso); evita di pensarci e quando quel prevedibile, naturalissimo
momento arriva, è impreparato, soffre terribilmente, si aggrappa alla vita, e così facendo
soffre ancora di più.




Ci vuole tempo e ci vogliono un gran buon senso e una tua cultura indipendente per sapere cosa è vero. Se no prendi tutto per oro colato.




Solo se riusciremo a guardare l'universo come un tutt'uno in cui ogni parte riflette la totalità e in cui la grande bellezza sta nella diversità cominceremo a capire chi siamo e dove stiamo.


Che gioia, figlio mio. Ho sessantasei anni e questo grande viaggio della mia vita è arrivato alla fine. Sono al capolinea. Ma ci sono senza alcuna tristezza, anzi, quasi con un po' di divertimento.




"Non siamo noi a trovare la Verità. È la Verità a trovare noi. Dobbiamo solo prepararci". 
"Si può invitare un ospite che non si conosce? No. Ma si può mettere la casa in ordine, così che, quando l'ospite arriva, si è pronti a riceverlo e a conoscerlo".



"Non volevo morire senza aver capito perché ero vissuto". O, molto più semplicemente, dovevo trovare dentro di me il seme di una pace che poi avrei potuto far germogliare ovunque.



L’ultimo pezzo del cammino, quella scaletta che conduce sul tetto da cui si vede il mondo o sul quale ci si può distendere a diventare una nuvola, quel’ultimo pezzo va fatto a piedi, da soli.



E ricordati, io ci sarò. Ci sarò su nell’aria. Allora ogni tanto, se mi vuoi parlare, mettiti da una parte, chiudi gli occhi e cercami. Ci si parla. Ma non nel linguaggio delle parole. Nel silenzio.






Fonte :  www.qualcosadime.net

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