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I PICCIONI DI PIAZZA SAN MARCO



Oggi, 27 settembre 2023, siamo tornati in piazza San Marco a Venezia. Piazza San Marco: forse il luogo più bello e armonioso d’Italia e quindi del mondo. Meraviglia della creatività umana in grado di rivaleggiare con le più stupefacenti opere della Natura. Le dimensioni non sono certo quelle del Grand Canyon, ma il senso di estasi piena e avvolgente che si respira è altrettanto vasto e perfetto. Niente potrebbe essere spostato o cambiato senza procurare una ferita insanabile alla perfezione dell’insieme. Ogni anno i turisti che la affollano sono milioni e ne sono tutti rapiti. Alcuni comprendono completamente la raffinatezza e l’eleganza delle strutture architettoniche, degli spazi, dei vuoti e dei pieni. Molti altri si limitano a leggerne l’umanità e a indagare sugli scorci e sui particolari. Altri ancora si fermano alla sceneggiatura più recente, ai caffè, ai negozi, ai piccioni...




Ecco il punto chiave: i piccioni. Sono tanti, quasi infiniti e nessuno riesce in fondo a farne a meno, anche chi si augurerebbe che fossero eliminati per sempre. Loro rimangono al loro posto e appena si prova a ridurli ritornano ancora più numerosi. Nessuno li conosce uno per uno, sono solo un gruppo indistinto che si sposta secondo il turista che lancia chicchi di grano turco. Nessuno li ha mai guardati attentamente, nessuno li ha mai identificati e catalogati. Sono i piccioni di piazza San Marco e nient’altro.


Peccato! Se li avessimo studiati da vicino, ci saremmo accorti che, come i turisti, cambiano giorno dopo giorno. Non sono mai gli stessi del giorno prima e nemmeno quelli del giorno dopo. Si assomigliano, è vero, ma nello stesso identico modo in cui, per un europeo, i giapponesi o i cinesi sono tutti uguali. Nessun ornitologo li ha mai scrutati attentamente e ha mai cercato di contrassegnare i singoli individui. E’ ovvio a tutti, specialisti compresi, che devono essere sempre gli stessi, a parte le inevitabili morti e le nuove nascite. Nessuno ha mai eseguito un’autopsia su un esemplare trovato deceduto in un angolo delle Paratie Nuove. Tutto ciò sembrerebbe non avere importanza con la nostra piazza, e invece…


Facciamo un passo indietro e consideriamo la straordinaria bellezza del luogo. Qualsiasi essere umano sarebbe felice di visitare Venezia e di giungere nello spazio luminoso e accogliente della piazza, sbucando da uno stretto “calle” laterale. Qualsiasi essere pensante vorrebbe mantenerla immacolata e pura attraverso i secoli, sperando che i posteri possano gioire allo stesso modo. A piazza San Marco si diventa immediatamente un po’ più umili e si pensa anche agli altri, agli sconosciuti. Ci si convince che tutti dovrebbero vedere quel luogo e si spera inconsciamente o consciamente che ciò possa realmente avvenire. Perché? Perché ciò che è veramente bello deve essere di tutti e tutti lo devono riconoscere come tale. Lo stesso capita per le meraviglie dell’Universo.


Chi di noi, se trova il tempo, la volontà, l’occasione, non rimane stupito di fronte alla straordinaria armonia e complessità dello Spazio. Una galassia, una nebulosa simile a un tendaggio esotico, un pianeta circondato di anelli, la stessa immane esplosione di una supernova, sono fenomeni che colpiscono tutti e che nessuno non può non ammirare. Ci si sente immediatamente e inesorabilmente attratti dalla perfezione e dal suo splendore e non esistono punti di vista o opinioni particolari. La vera bellezza è riconosciuta da chiunque. Così vogliono le leggi dell’Universo… Noi, esseri umani, avremmo già dovuto capirlo da secoli e secoli. E invece no. Abbiamo pensato che fossimo i soli depositari della percezione della magnificenza, dell’eleganza, della bellezza. Che tragico errore!


Quando i grandi artisti mettevano insieme pietra su pietra per erigere nei secoli una meraviglia comparabile con le creazioni più stupefacenti della Natura, speravano forse, nel loro inconscio, che le proprie opere avrebbero valicato i limiti del proprio paese, del proprio continente, del proprio pianeta e forse della propria stella. Nessuno ha però mai compreso questa visione a prima vista egocentrica e arrogante. L’uomo è limitato e tali devono essere le sue opere. Nessuno ha pensato che la mente potesse essere qualcosa di ben superiore ai comportamenti quotidiani e che in certi momenti e in certi individui fosse in grado di valicare i confini dello spazio e del tempo. E creare, come conseguenza, la perfezione cosmica che “chiunque” avrebbe potuto comprendere e amare profondamente.


Non eravamo solo noi a cercare di possedere la bellezza assoluta e di tenercela stretta, magari cercando di cancellare visitatori importuni come i piccioni. Vi erano altri che la desideravano forse ancora di più e che non sopportavano quegli esseri caotici e chiassosi che la riempivano ogni giorno con i loro schiamazzi.


Oggi, 27 settembre 2023, siamo qui in una palude melanconica, nel luogo dove sorgeva piazza San Marco, e ci sentiamo stupidi e ignoranti.


Piazza San Marco non esiste più. E’ sparita e con lei i piccioni di Vega 7.


Fonte :  www.astronomia.com

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