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COSÌ E` NATA LA CANZONE DI MARINELLA




di Vincenzo Mollica


LA MEMORIA. Ieri De André avrebbe compiuto 59 anni. Raccontava così il suo brano più noto: Era una prostituta di 16 anni.
Non amava fare interviste e quelle poche volte che le concedeva stava sulle spine, anche quando conosceva le domande e si era scritto le risposte mandandole a memoria perché le parole dovevano avere una costruzione, un senso che fosse specchio fedele del suo pensiero. 
Era un levigatore di parole Fabrizio De André, difficilmente parlava a sproposito, raramente improvvisava. Le parole per lui avevano un senso e un suono, mai lasciato al caso, soprattutto quando andavano a comporre, come tasselli di un mosaico, i versi delle sue canzoni...

Ho avuto la fortuna di intervistarlo molte volte, ho avuto la fortuna di sentirlo amico. Fu quando incise con Mina nel 1997 La canzone di Marinella che mi raccontò come nacque questo brano: "E' nato da una specie di romanzo familiare applicato ad una ragazza che a 16 anni si era trovata a fare la prostituta ed era stata scaraventata nel Tanaro o nella Bormida da un delinquente. Un fatto di cronaca nera che avevo letto a quindici anni su un giornale di provincia. La storia di quella ragazza mi aveva talmente emozionato che ho cercato di reinventarle una vita e di addolcirle la morte. Sono legato a questa canzone perché, indipendentemente dal suo valore, trovo che ci sia un perfetto equilibrio tra testo e musica, diciamo che sembra quasi una canzone napoletana scritta da un genovese. Nel momento in cui Mina negli Anni Sessanta cantò La canzone di Marinella determinò anche la mia vita. Scrivevo canzoni da sette anni, ma non avevo risultati pratici e quindi avevo quasi deciso di finire gli studi in legge. A truccare le carte è intervenuta lei cantando questo brano; con i proventi Siae decisi di continuare a fare lo scrittore di canzoni e credo sia stato un bene soprattutto per i miei virtuali assistiti. Ci vuole proprio un bel coraggio a cantare con Mina La canzone di Marinella perché la sua voce è un miracolo. Credo che lei sia nata con la musica nel dna, è come se avesse avuto una memoria prenatale della musica. Questo è un fenomeno tipico della genialità: quello di sapere prima di conoscere. Te ne accorgi quando la senti cantare perché le sue evoluzioni vocali, le picchiate, i glissati, i grappoli di note in brevissimi intervalli di tempo, le svisature della melodia sono assolutamente spontanee". Quante parole riemergono dal flusso dei ricordi, parole che non inseguono logiche, incasellamenti, ma solo emozioni... Come quella volta che c'incontrammo alla Mostra del cinema di Venezia qualche ora prima che De André incontrasse uno dei suoi scrittori preferiti: Alvaro Mutis, a cui aveva reso omaggio nel suo album Anime Salve con la canzone Smisurata preghiera liberamente tratta dalla saga di Maqroll-Il gabbiere : "Mutis è un poeta che mi ha affascinato per il fatto che, pur essendo un ricercatore e un inventore del linguaggio, non rimane mai ingabbiato nei propri dispositivi narrativi perché ne crea sempre di nuovi, privilegiando la comunicazione diretta con il lettore. Il mistero nelle poesie di Mutis viene reso con estrema chiarezza ed è per questo che lo considero un grandissimo poeta, che tutti possono leggere con un po' di attenzione; come credo che, con un minimo di attenzione, sia alla portata di tutti Omero, che rimane in ogni caso il mio poeta preferito. Poi c'è il Mutis scrittore, quello della scommessa, della sfida. Il suo personaggio chiave, Maqroll, sembra dirci che le difficoltà bisogna affrontarle attraversandole, affinché un uomo possa diventare un uomo fino ad affrontare la peggiore di tutte che è la morte. Maqroll sembra dirci che superando la paura della morte si diventa immortali, l'unico timore che dimostra di avere è di morire senza stile". In quella stessa occasione incontrai Alvaro Mutis che non si fece tanti scrupoli nel definire De André un poeta, mi disse anche che la sua canzone preferita era Bocca di rosa , la prediletta di Fabrizio, che però non amava considerarsi un poeta e a chi gli chiedeva se si sentisse tale raccontava: "Benedetto Croce diceva che fino all'età di diciotto anni tutti scrivono poesie. Dai diciotto anni in poi rimangono a scriverle due categorie di persone: i poeti e i cretini. Quindi io, precauzionalmente, preferisco considerarmi un cantautore". Un cantautore che considerava la canzone una vecchia fidanzata, un cantautore che aveva scambiato la notte per il giorno e aveva occhi e anima per guardare oltre gli orizzonti squinternati che fanno da recinto al nostro tempo. Una volta a Porto San Giorgio facemmo una buffa fotografia con una sciarpa in testa, sembravamo le due vecchine che all'inizio del disco Le nuvole dicono: "Vanno / vengono / per una vera / mille sono finte / e si mettono lì tra noi e il cielo / per lasciarci soltanto una voglia di pioggia". Quella foto lo divertì al punto che voleva usarla come copertina del disco dal vivo che uscì dopo Le nuvole . Mi chiamò chiedendomi se avevo nulla in contrario, risposi che ne sarei stato felice. Poi cambiò idea perché trovò un antico dipinto di Pulcinella, che forse somigliava meglio a tutti e due. Rivedendo l'ultima intervista che gli feci l'anno scorso, ho trovato una frase che all'epoca mi era sfuggita: "Prima che venga definitivamente neve penso di fare ancora questa tournée". Ecco perché oggi, mi piace pensare che in qualche altra parte, in un vortice di polvere stia cantando facendosi accompagnare dal suonatore Jones.


Fonte: http://www.bielle.org/fabriziodeandre

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